Azione cattolica italiana. Presidenza generale, 1922-1969 (Aci-Pg)
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Consistenza
buste 1343 (ml 121)
Soggetto produttore
Azione cattolica italiana. Presidenza generale e Giunta centrale
Storia istituzionale
Il laicato cattolico organizzato che chiamiamo Azione cattolica italiana è il risultato di una lunga evoluzione. Dopo la fondazione della Società della gioventù cattolica, sorta nel 1867, si avverte l’esigenza di un organismo preposto ad un efficace coordinamento tra le diverse realtà presenti sul territorio nazionale, in grado di fornire un indirizzo di azione comune. Alla Società della gioventù cattolica si affianca a partire dal 1875 l’Opera dei congressi, che riunisce e coordina in varie sezioni i cattolici in difesa dei diritti della Santa Sede e degli interessi religiosi, parallelamente all’evolversi della politica italiana e allo sviluppo delle iniziative socio-economiche incoraggiate dalla Rerum novarum (1891). La polarizzazione crescente tra la componente più intransigente e i democratici cristiani di don Romolo Murri, che spingono per uno sbocco partitico, porta Pio X alla soppressione dell’Opera (1904). Giuseppe Toniolo, fautore di una democrazia cristiana moderata, è incaricato di mettere a punto un progetto per il coordinamento tra le associazioni cattoliche. Accogliendo in parte la proposta, Pio X promulga nel 1905 l’enciclica Il fermo proposito, fornendo le indicazioni per una riorganizzazione generale del movimento cattolico, che sono tradotte in pratica nel 1906, attraverso il varo di nuovi statuti che configurano l’associazionismo cattolico attorno a quattro grandi organizzazioni indipendenti l’una dall’altra: l’Unione popolare, l’Unione economico-sociale, l’Unione elettorale, la Società della gioventù cattolica. Questo modello fatica a decollare. Benedetto XV provvede, quindi, a risistemare la struttura, mosso dalla preoccupazione di fornire al laicato associato un’unità organica ed una maggiore dipendenza dalla Santa Sede. Viene pertanto istituito un centro direttivo dotato di reale autorità, che si appoggia ad un organo superiore di coordinamento: la Giunta direttiva dell’Azione cattolica italiana è eletta all’interno del Consiglio direttivo dell’Unione popolare e ha come membri di diritto anche i presidenti delle cinque unioni (oltre alle quattro precedenti, si aggiunge l’Unione fra le donne cattoliche d'Italia, sorta nel 1908). Su questo modello, si costituiscono le giunte diocesane, mentre i gruppi parrocchiali sono coordinati da un delegato.
I mutamenti intervenuti con la Prima guerra mondiale inducono ad un maggiore protagonismo il mondo cattolico: nasce il Partito popolare di don Luigi Sturzo, che porta alla chiusura dell’Unione elettorale; si costituisce la Confederazione italiana dei lavoratori, con il conseguente scioglimento dell’Unione economico-sociale. Sotto il pontificato di Pio XI si affaccia l’esigenza di rimettere mano alla struttura dell’Azione cattolica, per distinguere più chiaramente i motivi specificamente religiosi dagli impegni di carattere economico, sociale e politico. Su questa base, si procede ad una generale riorganizzazione e promozione dell’Ac in tutto il mondo. In particolare, attraverso lo Statuto approvato per l’Azione cattolica italiana nel 1923, sono riconosciute quattro associazioni: la Federazione italiana uomini cattolici (Fiuc), appena istituita; la Società della gioventù cattolica italiana, che nel 1931 assumerà la denominazione di Gioventù italiana di Azione cattolica; la Federazione universitaria cattolica italiana (Fuci); l’Unione femminile cattolica italiana, a sua volta costituita da tre associazioni: l’Unione fra le donne cattoliche d'Italia; la Gioventù femminile cattolica italiana che è stata fondata nel 1918; le Universitarie cattoliche italiane, che sono pertanto separate dalla Fuci. Sotto la responsabilità della Giunta centrale, che rimane l’organo di direzione e di coordinamento dell’Ac, è creata una serie di segretariati: nel 1923 il Segretariato per la scuola e il Segretariato per la moralità; nel 1930 il Segretariato per la cultura. Nel 1925, subentrando al Segretariato economico-sociale, è costituito l’Istituto cattolico di attività sociali (Icas), che, oltre a promuovere attività di studio, ha il compito di curare l’organizzazione delle Settimane sociali dei cattolici italiani.
L’attività editoriale della Presidenza generale dell’Aci inizia nel 1923 col «Bollettino ufficiale dell’Azione cattolica italiana», che va a sostituire «La settimana sociale», organo dell’Unione popolare. Per la propaganda non c’è più il foglio periodico «L’allarme», ma vengono pubblicati dei fogli che prendono il titolo dall’argomento trattato, «destinati a trattare in forma popolare e attraente problemi religioso morali». Fino al 1931, anno d’inizio delle pubblicazioni dell’Arce (Anonima romana cattolica editrice), la presidenza generale pubblica in proprio, oppure si serve di volta in volta di altre editrici cattoliche, sia per le proprie edizioni, sia per l’adozione di testi di cultura religiosa ritenuti interessanti per i propri iscritti. Per fare un esempio, l’Editrice Vita e pensiero dell’Università cattolica non solo pubblica gli «Annali dell’Italia cattolica», curati dalla Giunta centrale dell’Aci, ma concede, con grossi sconti, in deposito per la vendita diretta molti titoli del suo catalogo. Altre case editrici sono gli Artigianelli di Pavia (varie edizioni del Manuale di Azione cattolica di don Luigi Civardi), la Giunta diocesana di Milano, ed altre ancora.
La produzione editoriale è molto varia, rispecchiando gli interessi del laicato che collabora direttamente con le gerarchie ecclesiastiche: l’insegnamento religioso nelle scuole pubbliche, la libertà d’insegnamento, la moralità pubblica, la dottrina sociale della Chiesa ecc.
Negli anni della dittatura fascista, la Presidenza della Giunta centrale è affidata a Luigi Colombo (1922-1929), poi a Augusto Ciriaci (1929-1936) e, quindi, a Lamberto Vignoli (1936-1940). Nell’articolo 43 del Concordato, siglato l’11 febbraio 1929, l’attività dell’Ac è riconosciuta «al di fuori di ogni partito politico e sotto l’immediata dipendenza della gerarchia della Chiesa per la diffusione e l’attuazione dei principi cattolici». Nel clima di attrito con il regime fascista sull’educazione della gioventù, rinfocolato dalla chiusura forzata dei circoli attuata nel maggio del 1931, Pio XI promulga l’enciclica Non abbiamo bisogno, che suona come una protesta per il sopruso arbitrario. Dopo laboriose trattative, il 2 settembre 1931 è perfezionato una accordo con il regime che porta al cambiamento dello Statuto dell’Aci. L’associazione, accentuando il suo carattere diocesano, viene a dipendere più strettamente dalla gerarchia ecclesiastica. La soppressione della Giunta centrale è compensata dall’istituzione dell’Ufficio centrale, al quale spetta il compito di convocare una Consulta composta dagli assistenti e dai presidenti delle organizzazioni nazionali. È, inoltre, creata la Presidenza, formata dall’assistente centrale e il presidente generale, entrambi di nomina pontificia. A livello diocesano, i dirigenti, non più eletti, sono nominati dall’autorità ecclesiastica, che non può designare quanti «appartennero a partiti avversi al regime», con l’inibizione di fatto degli ex popolari. I circoli assumono la denominazione di associazioni di Azione cattolica. Inoltre, la bandiera dell’Ac diventa il tricolore. Nel 1934 è, poi, soppressa l’Ufci, l’organismo di collegamento tra le associazioni femminili, che trovano, pertanto, una forma di coordinamento nell’Ufficio centrale. Pur salvaguardando l’autonomia, l’Ac riduce l’ambito di impegno sul terreno più strettamente religioso. Nel 1938, dopo una stagione di prolungata distensione, si riaccendono le frizioni con il regime fascista sulla compatibilità tra la tessera dell’Ac e del partito, che rientrano con la riconferma degli accordi del 1931.
Pio XII, salito al soglio pontificio nel 1939, istituisce immediatamente la Commissione per l’alta direzione dell’Azione cattolica italiana, composta da tre cardinali designati tra i vescovi residenziali (il presidente card. Lavitrano, arcivescovo di Palermo, il card. Boetto, arcivescovo di Genova, e il card. Piazza, patriarca di Venezia), ai quali si affianca un ordinario in qualità di segretario (mons. Colli di Parma), che ha anche le funzioni di direttore generale e di assistente ecclesiastico generale dell’associazione. Nel 1940 sono introdotte nuove modifiche agli Statuti dell’Aci, che, in luogo delle Giunte e dei Consigli, introducono anche a livello diocesano e parrocchiale delle Consulte, presiedute rispettivamente dal vescovo e dal parroco, i quali possono nominare dei delegati. La responsabilità laicale dell’associazione, che accentua il carattere diocesano, è così ridotta ulteriormente. La spaccatura del paese, induce Pio XII a nominare un direttore ad interim per l’Italia centro-settentrionale già liberata, mentre al Nord è creata la Consulta Alta Italia con sede a Milano. Dopo la fine della guerra, si procede a una riforma generale che è tradotta nei nuovi Statuti approvati nel 1946, attraverso i quali si supera la fase di emergenza. I criteri orientativi tendono a legare l’associazione alle direttive della Santa Sede, ad assegnarle un ruolo di coordinamento dell’associazionismo cattolico e a ripristinare la responsabilità laicale. All’interno della Commissione episcopale, le funzioni del «prelato segretario», che riveste anche la carica di assistente ecclesiastico generale, risultava sensibilmente ampliate, al pari del ruolo della Presidenza generale, che assume maggiore rilievo. L’Ac, riconosciuta come «ordinamento principe dei cattolici militanti», viene a rivestire una funzione di coordinamento del complesso di «istituzioni cattoliche di educazione, di propaganda, di beneficenza, di credito e in genere di utilità sociale, come strumenti qualificati del suo apostolato». Per rafforzare questo compito, sono costituite specifiche Consulte, competenti per i diversi livelli territoriali (centro, diocesi e parrocchie). Tra le novità introdotte, si ha il riconoscimento come associazioni del Movimento laureati e del Movimento maestri, sorti nel corso degli anni Trenta, nell’ottica più generale dell’«autonomia dei singoli organismi» in cui si articola l’Ac.
Nel secondo dopoguerra, si intensifica la produzione editoriale, che si appoggia alle edizioni dell’Arce, con testi non solo pertinenti all’Azione cattolica, ma anche più genericamente letterari. Continua anche la produzione in proprio della Presidenza generale, con qualche difficoltà a distinguere testi «pro manuscripto» da quelli più propriamente destinati alla pubblicazione. Si attua uno sforzo suppletivo attraverso il lancio nel 1944 de «Il quotidiano», che terminerà le pubblicazioni nel 1964.
La configurazione assunta, rimasta nei suoi fondamenti in vigore fino al Concilio Vaticano II, permette un imponente incremento numerico all’associazione: dopo aver recuperato alla fine del decennio le perdite subite nel corso della guerra, raggiungendo i 2.500.000 di iscritti, nel 1959 arriva a toccare i 3.372.000 soci. La crescita è favorita, nel clima democratico, dal ruolo di coordinamento dell’Ac di tutta una serie di opere, che si ha nel corso della presidenza di Vittorino Veronese (1946-1952), al quale subentra Luigi Gedda (1952-1959). Negli anni Cinquanta, il pronunciato sforzo organizzativo permette all’associazione di assumere una moderna dimensione di massa, secondo un indirizzo di mobilitazione generale delle energie, che tende a sacrificare l’autonomia dei singoli rami. Problematica, in particolare dopo l’istituzione dei comitati civici alla vigilia delle elezioni del 1948, risulta l’esposizione sul piano politico. Gli organismi, pur formalmente distinti dall’Ac, soprattutto a livello locale vengono spesso a coincidere con le strutture associative. L’indirizzo complessivo incontra, comunque, resistenze nei «movimenti intellettuali» e nei rami giovanili. La reazione che si produce nella Giac porta alle dimissioni dei presidenti Carlo Carretto (1952) e Mario Rossi (1954). Nel corso del decennio, l’Aci assume un ruolo di promozione e di coordinamento delle associazioni con finalità analoghe a livello internazionale.
Sotto il pontificato di Giovanni XXIII, che nomina presidente Agostino Maltarello (1959-1964), l’Ac è spinta a recuperare più pienamente la dimensione spirituale, garantita dalla Commissione episcopale, che è collegata alla Conferenza episcopale italiana. Il processo è stimolato soprattutto dal Concilio Vaticano II, che, attraverso il decreto sull’apostolato dei laici Apostolicam actuositatem, riconosce all’Ac il fine generale di ordine religioso della Chiesa. Gli stimoli conciliari sono raccolti sotto la presidenza di Vittorio Bachelet (1964-1973), il quale avvia un profondo rinnovamento dell’associazione attorno alla «scelta religiosa», intesa come radicamento sul primato del Vangelo, che comporta l’abbandono di una serie di supplenze di fatto esercitate in ambiti non attinenti al fine apostolico. Su questo sfondo, è portato a termine, dopo un’ampia consultazione di base, il nuovo Statuto, approvato da Paolo VI il 10 ottobre 1969 attraverso una lettera all’assistente ecclesiastico mons. Franco Costa e entrato in vigore il 1° novembre successivo.
L’Ac assume una dimensione unitaria, che si specifica in due Settori (Giovani e Adulti) senza distinzione di genere. Gli indirizzi associativi fanno capo ad ogni livello (parrocchiale, diocesano, regionale e nazionale) a organismi eletti democraticamente: l’Assemblea, il Consiglio, la Presidenza. Novità assoluta è la costituzione dell’Azione cattolica ragazzi (Acr), «aperta ai fanciulli e ai pre-adolescenti dai 6 ai 14 anni», che, oltre a superare la precedente distinzione per sessi, esprime l’attenzione educativa dell’intera associazione per questa particolare fascia di età. L’associazione viene a perdere il ruolo in qualche modo di “monopolio” sul laicato, mantenendo, tuttavia, un legame particolare con la Chiesa, che si accentua nell’attenzione rinnovata alla dimensione locale.
Storia archivistica
Esigenze di sicurezza e riservatezza hanno imposto, in particolari momenti di tensione col fascismo, il deposito di parte della documentazione presso la Santa Sede. Le modalità di smembramento prima, e di restituzione dopo, hanno creato problemi di accorpamento, che hanno determinato un ordinamento che non rispecchia la sedimentazione originaria della documentazione.
Già negli anni Quaranta la presidenza ha provveduto ad un primo riordino, seguito negli anni Settanta da una strutturazione in serie della documentazione, descritta attraverso un inventario sommario. Al momento del versamento in Istituto, il materiale è stato ricondizionato, mantenendo l’organizzazione già definita. Durante gli anni successivi, è stato effettuato un lavoro di riordino sulla quasi totalità delle serie, con la compilazione di strumenti di corredo più analitici.
Modalità di acquisizione
Il fondo è di proprietà dell’Istituto Paolo VI, dopo il trasferimento istituzionale del 1978.
Ordinamento e struttura
Il fondo si struttura in diciassette serie, così definite:
serie 1. Rapporti della Presidenza generale con rami e movimenti (1924-1969), bb. 44.
serie 2. Presidenza Luigi Colombo (1922-1929), bb. 14.
serie 3. Presidenza Augusto Ciriaci (1929-1936), bb. 18.
serie 4. Presidenza Lamberto Vignoli (1936-1939), bb. 18.
serie 5. Direzione generale, sospensione della presidenza laicale (1939-1946), bb. 16.
serie 6. Presidenza Vittorino Veronese (1946-1952), bb. 97.
serie 7. Presidenza Luigi Gedda (1952-1959), bb. 149.
serie 8. Presidenza Agostino Maltarello (1959-1964), bb. 93.
serie 9. Presidenza Vittorio Bachelet (1964-1970), bb. 284.
serie 10. Rapporti con le diocesi (1916-1973), bb. 145.
serie 11. Ufficio (poi Istituto) cattolico dell’educazione (1944-1971), bb. 71.
serie 12. Segretariato centrale moralità (1930-1979), bb. 101.
serie 13. Istituto cattolico di attività sociali, Icas (1933-1971), bb. 149.
serie 14. Centro cattolico stampa (1950-1970), bb. 54.
serie 15. Ente dello spettacolo (1931-1970), bb. 10.
serie 16. Settimane sociali (1925-1970), bb. 54.
serie 17. Rapporti con enti vari (1924-1970), bb. 26.
Strumenti archivistici
Inventario sommario del fondo, contestuale al recupero e alla ricondizionatura durante l’acquisizione; strumenti di corredo di maggiore analiticità sono stati redatti successivamente, durante lavori di riordino relativi a singole serie.
Consultabilità
Il fondo è liberamente consultabile, previa autorizzazione del direttore dell’Istituto, salve le limitazioni previste dalla legislazione per la tutela del diritto alla riservatezza e all’identità personale.
Bibliografia
Danilo Veneruso, L’Azione Cattolica Italiana durante i pontificati di Pio X e Benedetto XV, Ave, Roma 1984.
Mario Casella, L’Azione Cattolica all’inizio del pontificato di Pio XII. La riforma statutaria del 1939 nel giudizio dei vescovi italiani, Ave, Roma 1984.
Mario Casella, L’Azione Cattolica alla caduta del fascismo. Attività e progetti per il dopoguerra (1942-’45), Studium, Roma 1984.
Guido Formigoni, L’Azione Cattolica Italiana, Àncora, Milano 1988.
Mario Casella, L’Azione Cattolica nell’Italia contemporanea (1919-1969), AVE, Roma 1992.
Ernesto Preziosi, Obbedienti in piedi. La vicenda dell’Azione Cattolica in Italia, Sei, Torino 1996.
Ernesto Preziosi, Piccola storia di una grande associazione, AVE, Roma, 2013.
Raffaele Cananzi, Paolo Trionfini (a cura di), Il Concilio in azione. L'Azione cattolica e la ricezione del Vaticano II nelle Chiese d'Italia, Roma, Ave, 2019.
Simona Ferrantin, Paolo Trionfini (a cura di), L’Azione cattolica italiana nella storia del Paese e della Chiesa (1868-2018), Roma, Ave, 2021.