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Federazione universitaria cattolica italiana, 1919-1971 (Fuci)

Versione stampabile
Federazione universitaria cattolica italiana, 1919-1971 (Fuci)
 
Consistenza
buste 800 circa (ml 72 circa)
 
Soggetto produttore
Federazione universitaria cattolica italiana
 
Storia istituzionale
Nel 1894, su iniziativa di don Romolo Murri, sorge a Roma un circolo universitario cattolico che viene intitolato a «San Sebastiano». Sulle colonne di «Vita nova», la rivista fondata dal sacerdote marchigiano, è lanciata l’idea di creare un coordinamento tra l’associazionismo cattolico presente nelle sedi degli atenei italiani. L’intuizione prende forma in occasione del XIV Congresso dei cattolici italiani, che si tiene a Fiesole nel 1896: nasce ufficialmente la Federazione universitaria cattolica italiana, che assume «Vita nova» come organo di stampa e si collega, non senza resistenze, all'Opera dei congressi. In poco tempo, sotto la presidenza di Luigi De Matteis, sorgono circoli aderenti alla Federazione nelle più importanti università del paese.
I primi anni di vita della Fuci sono segnati da un latente contrasto tra quanti auspicano un più incisivo intervento nella realtà culturale, civile, sociale e politica e quanti propendono per un impegno esclusivamente religioso. Nel 1906, dopo la scomparsa di «Vita nova» nel 1904, inizia la pubblicazione della nuova rivista «Studium», che diventa un punto di riferimento importante per il dibattito culturale che promuove. Durante la temperie modernista, la Fuci assume una posizione di autonomia rispetto al resto del movimento cattolico, pur mantenendo una assoluta fedeltà alla Chiesa, anche grazie alla presenza degli assistenti ecclesiastici, come don Gian Domenico Pini, che rimane in carica dal 1907 al 1923.
Nel 1911, in occasione del Congresso tenuto a Torino in coincidenza delle celebrazioni del cinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia, l’assistente riesce a stemperare la dura reazione scatenata contro l’intervento del presidente Francesco Luigi Ferrari, il quale, nel conflitto ancora aperto tra Stato e Chiesa, ha esaltato i valori patriottici. A questo spirito, del resto, si collega la propensione all’interventismo, seppure di segno democratico, nel primo conflitto mondiale. Nel dopoguerra, la Federazione, attenta alle dinamiche sociali che si innescano, guarda con favore all’esperienza del Partito popolare di don Luigi Sturzo, per poi prenderne le distanze nel 1922 in seguito ad un acceso confronto interno. Di fronte all’avanzata del fascismo, manifesta una cauta distanza, senza assumere posizioni di fermezza, se non quando è colpita dallo squadrismo.
Nel 1921, sotto la presidenza di Giuseppe Spataro, aderisce al segretariato internazionale di Pax romana. La progressiva fascistizzazione dell’università rende la Fuci l'unica alternativa ai Gruppi universitari fascisti (Guf). Con la nomina nel 1925 di Giovanni Battista Montini ad assistente ecclesiastico e di Igino Righetti a presidente, la Federazione porta a maturazione le intuizioni della lunga stagione fondativa.
Si consolida anche la Fuci femminile sotto la presidenza di Maria De Unterrichter (1925-1929) e di Angela Gotelli (1929-1933).In un intenso lavoro di educazione religiosa e approfondimento culturale, che si apre agli influssi del pensiero europeo, soprattutto di stampo personalista, si forma la «classe dirigente» del paese, al riparo dalle suggestioni del fascismo.
Nel maggio del 1931, nel clima di crescente tensione con il regime per il monopolio dell’educazione dei giovani, la Fuci subisce una serie di atti intimidatori, che poi portano allo scioglimento forzato dei circoli ad opera del governo fascista. Anche la rivista «Azione fucina», sorta nel 1928 come organo di stampa federale sotto la direzione prima di Guido Gonella e poi di Federico Alessandrini, è costretta a sospendere temporaneamente le uscite. Nel settembre successivo, gli accordi con il regime sull’Azione cattolica sanciscono un «compromesso» che interessa anche la Fuci, che diventa associazione diocesana sotto il controllo diretto dei vescovi. La crisi è superata attraverso la ripresa dell’impostazione “montiniana”, che è ulteriormente affinata con il nuovo gruppo di assistenti centrali (Guido Anichini, Franco Costa e Emilio Guano).
Nel corso della seconda guerra mondiale, pur provata per la partenza al fronte di molti soci, la Fuci riesce a tenere salda l’organizzazione e a dispiegare una significativa attività formativa, che, sotto le presidenze di Aldo Moro e Giulio Andreotti per la componente maschile e di Bruna Carazzolo e Bianca Penco per quella femminile, è decisamente proiettata «al dopo».
L’associazione costituisce un serbatoio importante per la «classe dirigente» cattolica alla guida dello Stato. La nuova testata «Ricerca» evoca anche nel titolo lo scenario su cui è indirizzato il cammino della Federazione: in coerenza con la «tradizione», si consolida la scelta del primato della vita spirituale, coniugata a una mediazione culturale capace di sostenere il dialogo nel mondo universitario. La ripresa delle settimane teologiche di Camaldoli, negli anni Cinquanta, costituisce il segno di una «ricerca» aperta ai fermenti biblici e liturgici che il Concilio Vaticano II porta a maturazione.
Negli anni Sessanta, la Fuci è attiva nel sostenere il coordinamento dell’associazionismo di matrice cattolica nelle università per mezzo della cosiddetta «Intesa», attraverso la quale è possibile una presenza più incisiva nell’Unione nazionale universitaria rappresentativa italiana (Unuri). La “politicizzazione” espone la Federazione ai contraccolpi innescati dalla contestazione studentesca del Sessantotto, che indirettamente ne mette in crisi l'orientamento e l'identità, dovendo subire un sensibile ridimensionamento numerico.
Negli anni Settanta, la Fuci fa propria la «scelta religiosa» maturata dall’Azione cattolica guidata dagli ex fucini Vittorio Bachelet e mons. Franco Costa, impegnandosi nella ricezione del Concilio nel mondo della cultura. L’attenzione costante ai problemi dell'università si traduce in una tensione al «dialogo» con la cultura contemporanea. La Fuci avverte la crisi del sistema politico italiano, avviando un’elaborazione che la porta a proporre, in seguito al Congresso di Bari del 1989, una riforma centrata sul cambiamento della legge elettorale.
Negli anni Novanta, l’interesse si rivolge al mutamento che interviene nell’università per effetto delle riforme introdotte. Il tema della partecipazione, declinato sui nuovi scenari che si aprono con il millennio, rimane, quindi, un caposaldo della tradizione fucina.
 
Storia archivistica
La Fuci ha conservato le sue carte più o meno sistematicamente a partire dalla presidenza di Igino Righetti (1925), cioè da quando ha cominciato a esistere una sede fissa. Da allora l’archivio ha seguito le varie sedi della Federazione, subendo tuttavia interventi che ne hanno gravemente alterato l’ordinamento originario. L’archivio, di proprietà della Fondazione Fuci, è stato depositato presso l’Istituto Paolo VI in più versamenti nel corso degli anni Ottanta e Novanta.
Per gli anni precedenti alla presidenza Righetti, la sede della presidenza della Federazione ha coinciso con l’abitazione del presidente. Ma non tutto è andato perso. Durante il pontificato di Paolo VI, mons. Michele Maccarrone, ex assistente della Fuci e fondatore e direttore della «Rivista di storia della Chiesa in Italia», ha invitato molti ex dirigenti della Fuci a versare la propria documentazione, o quella di cui comunque avessero la disponibilità, per farne un regalo al papa. Si è potuto così raccogliere carte di don Pini, di Giampietro Dore, Raffaele Jervolino ed altri, per una consistenza di cinquanta buste circa. Le carte sono state in parte ordinate e consegnate alla Biblioteca vaticana il 18 marzo 1982.
 
Modalità di acquisizione       
Deposito. Nel 2018 è stata stipulata una convenzione.
 
Consultabilità
Il fondo è fuori consultazione.
 
Bibliografia
Gabriella Fanello Marcucci, Storia della Federazione Universitaria Cattolica Italiana, Studium, Roma 1971.
Renato Moro, La formazione della classe dirigente cattolica (1929-1937), Il Mulino, Bologna 1979.
Maria Cristina Giuntella, Renato Moro, Dalla Fuci degli anni '30 verso la nuova democrazia, Ave, Roma 1991.
FUCI, coscienza universitaria, fatica del pensare, intelligenza della fede. Una ricerca lunga 100 anni, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 1996.
Maria Cristina Giuntella, La Fuci tra modernismo, Partito Popolare e fascismo, Studium, Roma 2000.
Luigiaurelio Pomante, «Fiducia nell'uomo e intelligenza umana». La Federazione universitaria cattolica italiana (Fuci) dalle origini al '68, Eum, Macerata 2015.