Unione donne di Azione cattolica, 1908-1970 (Ud)
Printer-friendly version
Consistenza
buste 363 (ml 32,5)
Soggetto produttore
Unione donne di Azione cattolica. Presidenza centrale
Storia istituzionale
Nel I Congresso femminile italiano, celebrato a Roma nell’aprile del 1908, passa a larga maggioranza un ordine del giorno contro l’insegnamento religioso nella scuola, provocando così la rottura della collaborazione tra donne laiche e cattoliche. Il 4 luglio Maria Cristina Giustiniani Bandini sottopone a Pio X lo schema di un’organizzazione di donne cattoliche che mette da parte la questione femminile sul piano civile e si basa essenzialmente su un’azione religioso-culturale. Ufficialmente la data di nascita dell’Unione fra le donne cattoliche d’Italia (Udci) si fa risalire al 21 aprile del 1909, data della solenne udienza pontificia che ne indica le linee programmatiche. Il primo statuto viene approvato il 20 agosto dello stesso anno.
Negli anni che precedono la prima guerra mondiale, l’impegno maggiore dell’Udci è riservato all’insegnamento religioso: vengono formate delle insegnanti per rinvigorire le scuole parrocchiali di catechismo e promuoverne altre all’interno degli stessi comitati dell’Unione. Si moltiplicano anche i convegni di cultura. Sul piano pubblico si possono ricordare le battaglie per l’insegnamento religioso nella scuola, per la libertà dell’istruzione, contro la precedenza del matrimonio civile su quello religioso, contro il divorzio.
Durante la guerra, lo sforzo principale dell’Udci si rivolge, oltre che all’assistenza religiosa all’esercito, all’assistenza alle famiglie dei combattenti, alle donne che lavorano in sostituzione degli uomini mobilitati al fronte, agli orfani e alle vedove, specialmente con l’Associazione nazionale madri e vedove dei caduti, fondata da p. Enrico Mauri.
Nell’ultimo periodo della guerra, alla Giustiniani Bandini subentra come presidente Maddalena Patrizi, che guida l’associazione tra i grandi problemi della smobilitazione.
Dal punto di vista istituzionale il 1919 rappresenta una svolta importante per l’Azione cattolica femminile. Nel 1918 è sorta a Milano la Gioventù femminile e l’anno seguente Benedetto XV la promuove a organizzazione nazionale. La Patrizi si pone il problema del coordinamento delle organizzazioni femminili, anche in previsione di un’aggregazione universitaria femminile staccata dalla Fuci. Presenta al papa un suo progetto, che dopo vari ritocchi e discussioni si concretizza nell’Unione cattolica femminile italiana (Ufci), con le sezioni dell’Udci e della Gfci, e dal 1925 anche delle Universitarie cattoliche italiane (Uci). La Patrizi e mons. Giulio Serafini diventano la presidente generale e l’assistente ecclesiastico del nuovo organismo.
Dopo la fondazione dell’Ufci, e fino alle dimissioni di Maddalena Patrizi (1934), o almeno fino alla conquista di una sede autonoma da parte dell’Ud, non è sempre facile distinguere l’attività dell’Udci da quella dell’Ufci. Inoltre, l’associazione subisce anche l’influenza organizzativa della Gfci sia col formarsi dei gruppi parrocchiali, al posto dei primitivi comitati, sia nella divisione delle socie per categoria (lavoratrici, contadine, impiegate, laureate, insegnanti, signore). Nel campo politico è importante la mobilitazione contro il divorzio (legge Marangoni) e la cosiddetta moralità pubblica (moda indecente, spiagge, prostituzione, pornografia).
Il Concordato del 1929 porta al riconoscimento giuridico dell’Azione cattolica, ma già nel maggio del 1931 si riapre il conflitto col regime fascista. Gli accordi di settembre sanciscono una maggiore dipendenza dagli ordinari diocesani, ai quali spetta la nomina delle presidenti diocesane, tra le quali vengono elette le componenti del Consiglio superiore. Come per gli altri rami dell’Azione cattolica, anche l’Unione fra le donne cattoliche cambia la denominazione: Unione donne di Azione cattolica italiana (Udaci). Più si espande lo stato totalitario fascista, più anche l’Unione donne deve limitare la sua attività sociale ed incunearsi con le sue specificità nelle opere del regime come la Maternità e infanzia e i Fasci femminili. L’associazione, se si concentra di più su la formazione culturale e religiosa delle socie, deve contemporaneamente rispondere a livello familiare alle difficoltà derivanti dalle sanzioni internazionali con una specifica educazione domestica.
La guerra, oltre ai soliti problemi, porta anche importanti trasformazioni nell’associazionismo cattolico. La caduta del fascismo lascia spazio a nuove forme organizzative. L’Unione donne partecipa alla fondazione del Centro italiano femminile (Cif) e promuove unioni professionali come l’Acipasvi, tra le infermiere, e l’Ucio, tra le ostetriche. Nel dopoguerra, le donne cattoliche partecipano alla formazione e alla propaganda politica sia attraverso il Cif e le Acli femminili, sia attraverso istituzioni che coinvolgono tutto l’associazionismo cattolico, come i comitati civici fondati da Luigi Gedda.
A partire dagli anni Cinquanta, si intensificano i rapporti internazionali con vari organismi ma specialmente con l’Unione mondiale delle organizzazioni femminili cattoliche (Umofc), fondata nel 1910. L’Associazione dei fanciulli, nata negli anni Venti, conosce negli anni Cinquanta e Sessanta un notevole incremento. Negli anni del Concilio cresce la riflessione sul rapporto col mondo moderno e la sensibilità per le problematiche dei paesi in via di sviluppo.
Nel clima del dopo Concilio, mentre si cominciano a sentire i primi problemi di una crescita economica disordinata, senza un’adeguata formazione culturale, e le prime avvisaglie della contestazione, l’Unione donne lavora con gli altri rami al rinnovamento organizzativo che porterà all’unificazione dei rami giovanili e adulti, col superamento dei vecchi schemi di divisione per sesso dell’Azione cattolica.
L’attività editoriale dell’Ud comprende, oltre i bollettini di organizzazione della serie «In alto» e i periodici specifici per le varie sezioni e per le opere dipendenti, anche alcune riviste cosiddette di penetrazione: «Il solco» (1926/39), «Donna e vita» (1947/51) e il «Corrierino» (1946/62) per i bambini. Nel campo editoriale, l’Ud fonda nel 1931 la casa editrice Sales con una produzione incentrata sulla famiglia e l’infanzia; a metà degli anni Sessanta, la Sales confluisce nell’Ave, che rimane l’unica casa editrice dopo il nuovo Statuto (1969).
Storia archivistica
Come successo per molti fondi dell’Azione cattolica, anche quello dell’Unione donne ha avuto numerosi problemi, sia nella strutturazione che nella conservazione. Alla fine del 1919 la sede dell’Unione donne diventa principalmente la sede dell’Ufci, e anche le carte risentono dei continui spostamenti prima in quella stessa sede e poi nelle successive, sempre romane (via del Teatro Valle 20, largo Cavalleggeri 32, piazza Pasquale Paoli 18, piazza Pia 1, circonvallazione Aurelia 50). Inoltre, parte delle carte vengono messe in salvo in Vaticano nei momenti di maggior attrito col regime fascista, finendo in un fondo miscellaneo. Dopo l’unificazione dei rami dell'Aci (1969), il fondo dell’Ud resta nei locali dell’ultima sede, situata sulla circonvallazione Aurelia, fino alla fondazione dell’Istituto Paolo VI, dove viene trasferito, ricondizionato e descritto in un elenco. Qualche anno dopo, il materiale viene nuovamente descritto in un inventario sommario, dove è possibile rintracciare l’organizzazione originaria delle serie.
Modalità di acquisizione
Il fondo è di proprietà dell’Istituto Paolo VI, dopo il trasferimento istituzionale del 1978.
Ordinamento e struttura
Il fondo si struttura in nove principali serie, così definite:
serie 1. Organi direttivi (Presidenza, Consiglio centrale).
serie 2. Rapporti con le diocesi.
serie 3. Rapporti con la presidenza generale, rami e movimenti Aci.
serie 4. Rapporti con altre organizzazione cattoliche.
serie 5. Rapporti con enti vari.
serie 6. Formazione religiosa e culturale.
serie 7. Tesseramento e relative statistiche.
serie 8. Rapporti internazionali.
serie 9. Associazione fanciulli
Strumenti archivistici
Inventario sommario.
Consultabilità
Il fondo è liberamente consultabile, previa autorizzazione del direttore dell’Istituto, salve le limitazioni previste dalla legislazione per la tutela del diritto alla riservatezza e all’identità personale.
Bibliografia
Giovanna Canuti, Cinquant’anni di vita dell’Unione donne di A.C.I., Sales, Roma 1959.
Cecilia Dau Novelli, Società, Chiesa e associazionismo femminile. L'Unione fra le donne cattoliche d'Italia (1902-1919), Ave, Roma 1988.