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Unione popolare cattolica italiana, 1906-1922 (Up)

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Unione popolare cattolica italiana, 1906-1922 (Up)
 
Consistenza
buste 30 (ml 2,7)
 
Soggetto produttore
Unione popolare
 
Storia istituzionale
Dopo lo scioglimento dell’Opera dei congressi, Pio X promulga nel 1905 l’enciclica Il fermo proposito, fornendo le indicazioni per una riorganizzazione generale del movimento cattolico, che sono tradotte in pratica nel 1906, attraverso il varo di nuovi statuti che configurano l’associazionismo cattolico attorno a quattro grandi organizzazioni indipendenti l’una dall’altra: l’Unione popolare, l’Unione economico-sociale, l’Unione elettorale, la Società della gioventù cattolica. L’Unione popolare fra i cattolici d'Italia, detta più brevemente Unione popolare, sul modello della Volksverein tedesca, è definita dal documento pontificio come una «istituzione di carattere generale, destinata a raccogliere i cattolici di tutte le classi sociali, ma specialmente le grandi moltitudini del popolo intorno ad un solo centro comune di dottrina, di propaganda e di organizzazione sociale».
L’attività dell’Up inizia con la costituzione a Firenze dell’Ufficio centrale, di cui assume la presidenza Giuseppe Toniolo. Come organo ufficiale lancia «La Settimana sociale». Inizialmente i campi in cui si impegna sono soprattutto le campagne contro il divorzio e la bestemmia, alle quali segue la mobilitazione a favore del riposo festivo e dell’insegnamento religioso e della libertà della scuola. Per quest’ultimo obiettivo, nel 1908 a Genova si tiene un apposito congresso e in seguito è istituito il Segretariato pro schola. L’Up dà inizio alle settimane sociali, convocando a Pistoia nel 1907 i cattolici italiani. Negli anni, questi momenti costituiscono un’occasione importante per dibattere le principali problematiche che attraversano la società italiana. L’adesione, che rimane personale, non riesce a raggiungere quote considerevoli (70.000 nel 1907; 97.300 nel 1917; poco più di 110.000 nel 1919).
Dopo Toniolo, si alternano alla presidenza, Antonio Boggiano Pico (1909), Ludovico Necchi (1910-1912), Giuseppe Dalla Torre (1912-1920) e Bartolomeo Pietromarchi (1920-1922). La riforma del 25 febbraio 1915, con cui Benedetto XV istituisce la Giunta centrale per l’Azione cattolica italiana, assegna all’Up «l’alto compito di imprimere all’Aci un indirizzo programmatico e di volgere ad unità di pensiero e concordia di propositi i cattolici e le loro organizzazioni». Come presidente è nominato Dalla Torre, mentre come segretario don Luigi Sturzo. Si passa così da un assetto parallelo tra le varie unioni e associazioni ad un assetto concentrico: l’Up diventa l’organizzazione madre, alla quale gli appartenenti alle altre dovrebbero iscriversi. Analogamente, ad ogni livello territoriale, sono costituite giunte diocesane e parrocchiali con un assistente ecclesiastico. Particolare importanza assumono – nel 1917 ammontano a 3.600, diffusi in 188 diocesi – i gruppi parrocchiali, tra i quali è diffuso l’apposito foglietto «L’Allarme».
Dopo il rallentamento delle attività a causa della guerra e i mutamenti intervenuti con la nascita del Partito popolare, si avverte l’esigenza di distinguere l’ambito religioso-morale da quello politico. Attraverso i nuovi statuti, promulgati il 13 aprile 1920, si afferma che l’Ac deve restare oltre e al di sopra di ogni attività politica, assumendo un carattere più religioso e concentrando nella parrocchia i propri sforzi. Le indicazioni vengono recepite a fatica dalla periferia. Tra le ultime iniziative promosse dall’Up, va segnalata la costituzione di un Centro nazionale di cultura, laboratorio di studi per l’Ac, che si affianca agli strumenti per promuovere e coordinare la cultura popolare, nonché la pubblicazione di un annuario cattolico italiano. Nel dopoguerra, riprendono anche le settimane sociali. Con la riorganizzazione dell’Ac, operata il 30 novembre 1922, anche l’Up, ultima rimasta delle tre unioni, è definitivamente soppressa.
 
Storia archivistica
Le carte dell’archivio dell’Unione popolare, dopo la sua soppressione, sono rimaste nella sede romana di piazza Mignanelli 22, e sono passate sotto il controllo della nuova Giunta centrale, fino al passaggio alla nuova sede in via dell’Aracoeli 2. Esigenze di sicurezza e riservatezza hanno imposto, in particolari momenti di tensione col fascismo, il deposito di parte della documentazione dell’Azione cattolica presso la Santa Sede. I ripetuti spostamenti ne hanno alterato l’ordinamento, che non rispecchia quindi la sedimentazione originaria della documentazione. Almeno una parte di essa, negli anni Sessanta, è tornata in possesso dell’Azione cattolica.
Negli anni Settanta si è proceduto alla condizionatura di una parte del materiale recuperato, accorpandolo ai fondi archivistici di altri organismi e costituendo un fondo miscellaneo che comprende, tra gli altri: Unione economico-sociale, Unione femminile cattolica italiana, Giunta centrale. Durante questo intervento si è salvaguardata solo una parte dei fascicoli originali, mentre per altri si è proceduto nel maldestro tentativo di riunire i carteggi di enti corrispondenti. Nel contempo è stata apposta una numerazione carta per carta, che riprende ad ogni busta, con un timbro che reca la segnatura «Archivio storico Aci».
Nel 1978 il fondo miscellaneo è stato versato all’Istituto. Preso atto dell’organizzazione data, si è ritenuto opportuno non intervenire sulle carte per tentare di ripristinare le strutture ormai perse dei singoli fondi, compreso quello dell’Unione popolare, ma ricostituirne e descriverne l’ordinamento sulla carta, attraverso la compilazione di un inventario analitico.
 
Modalità di acquisizione       
Il fondo è di proprietà dell’Istituto Paolo VI, dopo il trasferimento istituzionale del 1978.
 
Ordinamento e struttura
Il fondo si struttura in cinque principali serie, così definite:
serie 1. Ufficio centrale
serie 2. Presidenza Dalla Torre
serie 3. Giunta direttiva dell’Ac
serie 4. Segretariato Pro Schola
serie 5. Segretariato economico-sociale
 
Strumenti archivistici
Inventario analitico, corredato da indice dei nomi di persona, di luogo e di ente e da appendice isografica.
 
Consultabilità
Il fondo è liberamente consultabile, previa autorizzazione del direttore dell’Istituto, salve le limitazioni previste dalla legislazione per la tutela del diritto alla riservatezza e all’identità personale.
 
Bibliografia
Silvio Tramontin, Unione popolare, in Dizionario storico del movimento cattolico in Italia, diretto da F. Traniello, G. Campanini, vol. I/2, I fatti e le idee, Marietti, Casale Monferrato (AL) 1981, pp. 394-395.