Federazione attività ricreative italiane, 1949-1972 (Fari)
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Consistenza
buste 91 (ml 8)
Soggetto produttore
Federazione attività ricreative italiane
Storia istituzionale
Nel 1944 la Gioventù femminile di Azione cattolica costituisce la Federazione attività ricreative italiane, inserendosi in un settore che, per quanto riguarda il mondo femminile, ha precedenti piuttosto deboli. Gli scopi dell’associazione sono: «a) promuovere la costituzione di gruppi che desiderano svolgere attività ricreativa e federarli al Comitato nazionale; b) sviluppare l’attività dei gruppi federati offrendo ad essi l’opportunità di procurarsi mezzi adatti alla formazione tecnica e spirituale delle dirigenti, istruttrici, aderenti; interessando enti competenti per ottenere un adeguato perfezionamento dell’attrezzatura tecnica; svolgendo un’efficace azione presso le autorità competenti perché siano rispettati i presupposti morali e igienici dello sport femminile riguardo alle manifestazioni ed alle singole partecipanti; coordinare l’attività dei gruppi federati in rispondenza alle esigenze ricreative e sportive proprie della Federazione».
L’associazione stipula una convenzione speciale con il Centro sportivo italiano, che garantisce una più solida assistenza tecnica. Lo sviluppo della Fari, nonostante l’ampliamento progressivo dei campi di interesse, risulta, comunque, faticoso: nel 1955 raccoglie l’esiguo numero di 1.500 atlete. L’associazione si interessa della promozione dello sport nella scuola, organizzando nel 1962 i criterium studenteschi femminili. Alla fine degli anni Sessanta, in parallelo al Centro sportivo italiano, matura progressivamente una riflessione critica sulla natura organizzativa e conseguentemente sul significato dello sport come fattore educativo e sociale. Questo processo conduce la Fari, sotto la presidenza di Grazia Fuccaro, a mutare profondamente la struttura e la proposta educativa, pur restando nel solco dell’ispirazione cristiana.
Dal 20 al 23 maggio del 1971, a Pesaro, vengono indetti i congressi straordinari della Fari e del Csi per la riforma dei rispettivi statuti. Nella seduta unitaria, in apertura delle rispettive assise, le due presidenze nazionali propongono ai rispettivi delegati un documento di unificazione delle organizzazioni in una associazione autonoma dall’Ac, che non sia la somma delle due precedenti. Il documento di unificazione è approvato immediatamente, pur in presenza di alcune riserve. In esso si afferma: «Il Csi e la Fari [...] intendono esprimere la volontà di unificare le proprie esperienze proponendosi insieme come nuova associazione, aperta ai giovani ed alle giovani, dove il modo di vita è caratterizzato dal fatto che le componenti maschili e femminili sono insieme presenti, partecipi e responsabili della vita associativa a tutti i livelli, cogliendo anche, con questa scelta, una delle sollecitazioni sociologiche giovanili più evidenti che nasce dalla tendenza dei giovani a sperimentare in gruppo, ragazzi e ragazze insieme, momenti significativi della loro esistenza». Il testo specifica anche: «Per realizzare ciò il Csi e la Fari, attraverso l’atto politico dell’ unificazione dei loro organismi attuali, s’impegnano: a rendere concreta ed effettiva la partecipazione di tutte le componenti alle scelte educative, organizzative, tecniche, politiche della nuova associazione; ad approfondire costantemente contenuti e metodi dell’attività sportiva – da trasformare in tutte le strutture dell’associazione – a misura delle specifiche esigenze psicofisiche e di maturazione educativa dei giovani e delle giovani». La Fari, dunque, confluisce nella nuova associazione, che assume la denominazione di Centro sportivo italiano.
Storia archivistica
Le carte hanno seguito la presidenza Gioventù femminile nelle varie sedi romane: largo Cavalleggeri 32, piazza Pia 1, e dal 1955 alla Domus Mariae in via Aurelia 481. Questi vari trasferimenti possono aver causato dei guasti nell’ordinamento originario delle carte, ma l’evento più problematico è stato senz’altro il passaggio dell’unificazione dei rami dell’Azione cattolica (1969). Non esistendo un’organizzazione archivistica centrale di deposito e conservazione presso la quale versarli, i singoli fondi sono stati dislocati in vari luoghi. Il fondo Fari rimase negli scantinati della Domus Mariae fino alla fondazione dell’Istituto Paolo VI, dove venne versato nel 1978.
Modalità di acquisizione
Il fondo è di proprietà dell’Istituto Paolo VI, dopo il trasferimento istituzionale del 1978.
Consultabilità
Il fondo, non ancora ordinato, è fuori consultazione.
Bibliografia
Paolo Andreoli, Associazionismo sportivo e ricreativo cattolico, in Dizionario storico del movimento cattolico in Italia, diretto da F. Traniello, G. Campanini, vol. I/2, I fatti e le idee, Marietti, Casale Monferrato (AL) 1981, pp. 176-180.
1906-2006. Cent’anni di storia nella realtà dello sport italiano. Dalla Federazione Associazioni Sportive Cattoliche Italiane al Centro Sportivo Italiano, Centro Sportivo Italiano, Roma 2006.