Anonima veritas editrice, 1932-1997 (Ave)
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Consistenza
buste 48, fascc. 1.333 (ml 4,6)
Soggetto produttore
Anonima veritas editrice
Storia istituzionale
L’idea di promuovere un’editrice della Gioventù italiana di Azione cattolica matura nel 1928 sotto la presidenza di Angelo Raffaele Jervolino. Il primo volume dato alle stampe con il marchio dell’Anonima veritas editrice riguarda la dottrina sociale di Leone XIII. Negli anni successivi, seguono alcuni altri titoli, unitamente alla pubblicazione dei sussidi di «cultura religiosa». L’Ave, tuttavia, si costituisce formalmente, anche sotto il profilo legale, solamente il 7 giugno 1935, come società per azioni, di cui è presidente Luigi Gedda. Nell’atto costitutivo, si precisa esplicitamente che le pubblicazioni edite «dovranno essere ispirate ai principi cattolici».
L’impresa editoriale è legata indissolubilmente alla Giac, di cui sono pubblicati, oltre i periodici, i sussidi e i testi. Tra le prime collane in catalogo, figura la «San Giorgio», dedicata ai profili di giovani cattolici che si sono particolarmente distinti nel servizio alla patria. La produzione vuole sostenere la formazione religioso-morale dei giovani, attestandosi su un taglio popolare. Un slancio notevole viene all’Ave dal lancio nel 1936 del «Vittorioso», una specifica rivista dedicata ai ragazzi, che ottiene un successo straordinario. La crescita dell’attività editoriale induce il Consiglio della società a nominare nel 1941 un direttore, individuato in Giulio Pastore, al quale seguirà nel 1947 Armando Ravaglioli.
Nel 1943, nonostante la congiuntura bellica che rallenta la produzione editoriale, è aperta, in via della Conciliazione, la libreria Ave, collegata all’editrice. La ripresa dopo la guerra è segnata non a caso da un interesse verso le nuove problematiche del paese, che trovano una collocazione nella collana «La biblioteca sociale», in cui sono pubblicati volumi di Federico Alessandrini, Igino Giordani, Ferdinando Storchi, Giorgio La Pira. Di rilievo sono anche i «Quaderni di “Filodrammatica”», che ospitano i copioni teatrali più richiesti apparsi sull’omonima rivista, a partire da Paludi di Diego Fabbri. In questo torno di tempo, l’editrice pubblica in traduzione anche volumi di autori stranieri prestigiosi, come Léon Bloy, François Mauriac e Charles Péguy. Nel dopoguerra, l’Ave si inserisce anche nell’editoria scolastica, attestandosi inizialmente sui testi di religione.
Nel 1948 alla presidenza della società subentra Carlo Carretto, nominato due anni prima presidente della Giac, al quale succede nel 1953 il nuovo presidente del ramo, Mario V. Rossi, rimasto in carica poco più di un anno, per essere sostituito nel 1954 da Enrico Vinci. Nel 1959, alla scadenza del mandato di Vinci alla guida della Giac, l’Ave rompe la tradizione di far coincidere le cariche, procedendo alla designazione come presidente di Claudio Leonelli. Gli anni Cinquanta, comunque, costituiscono per l’editrice un periodo segnato da «disagio economico», che si accompagna, peraltro, a un sensibile contenimento dei titoli usciti. Nel 1951 esce il primo «Diario Vitt», un quadernetto con pagine rigate per gli appunti, che contiene i disegni di Jacovitti. Solo in seguito la pubblicazione conoscerà il successo editoriale.
Nel 1963 inizia un «nuovo corso» con una ristrutturazione significativa, l’avvio di collaborazioni istituzionali e una serie di investimenti cospicui. L’Ave conquista fette di mercato importanti nell’editoria scolastica e soprattutto parascolastica, approfondendo l’interesse anche verso campi fino ad allora debolmente presidiati, come la teologia e la saggistica. In particolare, nelle collane «Teologia oggi» e «Pastorale oggi», vedono la luce volumi di Hans Urs von Balthasar, Marie-Dominique Chenu, Yves Congar, Oscar Cullmann, Stanislas Lyonnet, Max Thurian.
Dopo una fase di ripensamento, nel 1969 l’Ave muta ragione sociale, divenendo l’editrice unica dell’Azione cattolica attraverso l’assorbimento dei marchi storici dei rami. La presidenza è affidata a Armando Oberti e la direzione a Antonio Santangelo. Completato l’assestamento organizzativo, l’editrice deve affrontare un periodo non agevole sul piano economico, che induce a intraprendere una «nuova progettazione», accompagnata da un legame più diretto con l’associazione. Si consolida così la pubblicazione di testi degli assistenti centrali, da Franco Costa a Filippo Franceschi, da Pino Scabini a Giuseppe Costanzo. L’Ave si offre anche come canale editoriale della documentazione prodotta dalla Conferenza episcopale italiana: è il caso, ad esempio, degli atti dei convegni ecclesiali (Roma, 1976 e Loreto, 1985). Non mancano, inoltre, volumi di vescovi della Chiesa italiana, da Antonio Poma a Anastasio Ballestrero, da Ugo Poletti a Enrico Bartoletti, da Carlo Maria Martini a Luigi Bettazzi. Un rilievo peculiare assume la collana «Famiglia e pastorale», attraverso la produzione di Giorgio Campanini, Emilio Gandolfo, Germano Pattaro, Dionigi Tettamanzi.
È nel corso degli anni Ottanta, tuttavia, che, sotto la presidenza di Romolo Pietrobelli, al risanamento finanziario può seguire una «ripresa» più significativa della produzione editoriale, attraverso l’uscita di titoli di autori che arricchiscono sensibilmente il catalogo, come Giuseppe Lazzati e Carlo Carretto. La collana «Itinerari», dove compaiono, tra l’altro, volumi del presidente nazionale dell’Aci, Alberto Monticone, è particolarmente apprezzata. L’editrice appoggia, inoltre, le collane promosse dall’Istituto Paolo VI e dall’Istituto Vittorio Bachelet, sorti su impulso dell’associazione.
Nel corso degli anni Novanta, si attua un cambiamento nell’assetto dell’Ave, per mezzo della costituzione della Fondazione apostolicam actuositatem, che ha lo scopo di consentire un’autonomia più marcata all’editrice. Tra le novità, fa la sua comparsa la collana «Le tessere e il mosaico», che annovera fra i primi titoli usciti volumi di Giuseppe Dossetti, Oscar Cullmann, Luigi Alici, Ghislain Lafont. Nel nuovo millennio, l’editrice lancia la collana evocativamente intitolata «Attraverso», per accompagnare i lettori nelle nuove sfide che si prospettano nella transizione: in questo senso, sono concepite le interviste al vescovo ausiliare di Sarajevo, Pero Sudar, e al presidente della Commissione europea, Romano Prodi. Il legame con l’associazione, come testimoniano i titoli dei presidenti e degli assistenti generali, rimane, peraltro, un punto di riferimento costante.
Storia archivistica
L’archivio storico dell’Ave, in parte andato disperso, è stato aggregato recuperando parti di esso, provenienti dai diversi uffici della casa editrice. Tra queste, si distingue una sezione contenente i fascicoli relativi ai rapporti dell’editrice con gli autori, ritrovata negli scantinati della Domus Mariae. Il fondo è stato incrementato in più riprese dall’inizio degli anni Ottanta. È stato ordinato e descritto nella sua sezione principale (48 bb., 4,6 ml), la parte rimanente (116 bb., 10,4 ml) è composta da documentazione relativa alle recensioni dei libri e all’amministrazione.
Ordinamento e struttura
Il fondo si struttura in cinque principali serie, così definite:
serie 1. Rapporti con gli autori, 1932-1997 (598 fascc., 21 bb.)
serie 2. Contratti con gli autori e rendiconti, 1946-1991 (223 fascc., 11 bb.)
sottoserie 2.1. Contratti, 1946-1991
sottoserie 2.2. Contratti forfettari, 1962-1982
sottoserie 2.3 Rendiconti autori, 1961-1976
serie 3. Autorizzazioni delle case editrici, 1946-1991 (440 fascc., 13 bb.)
sottoserie 3.1. Corrispondenza con l’estero, 1945-1953
sottoserie 3.2. Case editrici estere, 1946-1994
sottoserie 3.3 Case editrici italiane, 1962-1988
sottoserie 3.4 Libri scolastici, 1964-1982
serie 4. Deposito legale, 1946-1996 (47 fascc., 2 bb.)
serie 5. Sales, 1963-1983 (25 fascc., 1 b.)
Strumenti archivistici
Inventario redatto da Cristina Giacomi, corredato da indice dei nomi di persona, di luogo e di ente; la schedatura è stata effettuata con l'ausilio del software Arianna4Work ed è consultabile sul portale La storia nelle carte. L’archivio dell’Azione cattolica e del movimento cattolico.
Modalità di acquisizione
Il fondo è di proprietà dell’Istituto Paolo VI, dopo il trasferimento istituzionale del 1978 (e anni successivi).
Consultabilità
Il fondo, nella sezione ordinata, è liberamente consultabile, previa autorizzazione del direttore dell’Istituto, salve le limitazioni previste dalla legislazione per la tutela del diritto alla riservatezza e all’identità personale.
Bibliografia